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13/04/2022 - BIBBIANO SAN POLO: IL BIBBIANO SAN POLO “ADOTTA" IL BOMBER VLAD, UN GIOVANE UCRAINO FUGGITO DALLA GUERRA
13/04/2022 - Il ragazzo, classe 2010, è stato inserito nella squadra dei suoi pari età. E’ stato portato in Italia con la madre e la sorellina dallo zio, dopo 17 ore di viaggio. Il padre del ragazzo è ancora in Ucraina nell’esercito di Zelensky

Il Bibbiano San Polo “adotta" il bomber Vlad, un giovane ucraino fuggito dalla guerra

Gianni Del Rio: “Non credevo nel 2022 di assistere a situazioni di questo tipo”. Manghi: “L’integrazione di questi ragazzi è il primo passo verso la pace”. Il racconto di zio Volodimyr che ha strappato la sua famiglia dal conflitto bellico

Era un giovane talento, un centravanti di belle speranze che, fino a due mesi fa, giocava libero e felice nella squadra giovanile della società professionistica Skala della città di Striy, un centro urbano, di quasi 60 mila persone, nella regione di Leopoli, in Ucraina occidentale. Oggi Vladislav Kozlov, 12 anni, nato il 25 febbraio del 2010, si trova a San Polo d'Enza, ospite di zia Svetlana e del marito Volodimyr, che hanno una figlia di 12 anni, rispettivamente sorella e cognato di sua madre Tatiana, che vivono in Italia da diversi anni, mentre da sabato pomeriggio per il giovane Vlad è iniziata una nuova e speriamo splendida avventura nelle file del Bibbiano San Polo. La società del presidente Gianni Del Rio, infatti, attraverso un amico comune con gli zii di Vlad, è venuta a sapere della possibilità di restituire il sorriso a questo ragazzo, attraverso il calcio, per quanto si possa vista la situazione, tant’è che nello scorso fine settimana Vlad e la sua famiglia sono stati invitati allo stadio Luigi Bedogni di Bibbiano per presentare ufficialmente il ragazzo ai suoi nuovi compagni di squadra, ossia i 2010 della società della Val d'Enza, con tanto di consegna del materiale sportivo da allenamento da parte dei suoi nuovi allenatori. “Non avrei mai pensati che nel 2022 dovessimo vivere situazioni simili - spiega il presidente Gianni Del Rio - Quando abbiamo saputo di Vlad ci siamo subito messi in moto per poterlo ospitare in una delle nostre squadre, nella speranza che il ragazzo potesse ricominciare a gioire, almeno sul campo da calcio. So che nella nostra provincia e non solo, ci sono altre società come il Bibbiano San Polo che hanno fornito un servizio simile a giovani ucraini fuggiti dalla guerra e credo che questo sia davvero importante e lodevole. Vlad sarà il nuovo Sevcenko? Chi può saperlo? Glielo auguro di cuore. L’unica cosa che oggi mi interessa di questo giovane atleta è che possa ricominciare ad essere sereno con la sua famiglia e noi faremo di tutto perché ciò possa avvenire attraverso lo sport”.
Il padre di Vladislav, Andry Kozlov, vive ancora in Ucraina, reclutato dall’esercito del presidente Zelensky, ma fortunatamente è stato collocato nella terza ondata reservistica, ciò significa che, almeno per ora, nella speranza che la guerra contro la Russia termini il prima possibile, non dovrebbe andare in prima linea. Vlad è arrivato in Italia l’11 marzo scorso, dopo la bellezza di quasi 17 ore di un viaggio lungo 1600 chilometri, da Cracovia, dove la madre di Vlad, Tatiana, assieme al ragazzino e alla sorellina Zlata di soli tre anni, è riuscita ad arrivare in autobus, per poi incontrare il cognato Volodimyr che li ha portati in Italia.
L’inserimento di Vlad nella sua nuova squadra di calcio è avvenuto alla presenza del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, del sottosegretario alla giunta regionale Gianmaria Manghi, degli assessori allo sport dei Comuni di Bibbiano e San Polo, rispettivamente Gianluca Boni e Matteo Curti, oltre al presidente del Bibbiano San Polo Gianni Del Rio e ad altri dirigenti e tecnici della società della Val d’Enza. “Siamo felici di accogliere nella nostra società un ragazzo come Vlad - dice il responsabile tecnico del Settore giovanile Andrea Tedeschi - La cosa importante è che questo ragazzo, attraverso il calcio, ritrovi il sorriso e la voglia di coltivare ancora i propri sogni”. “I profughi dall'Ucraina che hanno raggiunto l'Emilia Romagna sono circa un po’ meno della metà dei 20 mila accolti nella nostra regione, quindi parliamo di diverse migliaia - aggiunge Gianmaria Manghi - 1500 di essi sono già stati inseriti nelle nostre scuole, perché la scuola deve essere il primo veicolo di inclusione oltre alla famiglia. Esperienze come quella del Bibbiano San Polo risultano però fondamentali mezzi di integrazione di questi ragazzi in contesti nuovi, ma fungono anche come importante veicolo di pace”.
“Appena è scoppiata la guerra abbiamo parlato al telefono con Andry e Tatiana, chiedendo loro se volessero venire in Italia da noi - ci racconta lo zio Volodimyr Korchaka, che vive in Italia dal 2003 - ma la loro risposta iniziale è stata negativa, in quanto volevano aspettare un po’ per capire she il conflitto, come tutti speravamo, si fosse fermato subito. Purtroppo però così non è stato e dopo il primo bombardamento alla struttura militare di Leopoli, Tatiana, Vladislav e la piccola Zlata hanno deciso di raggiungerci in Italia, mentre Andry è stato costretto a rimanere in Ucraina, visto che dai 18 ai 60 anni, gli uomini ucraini, in situazioni come questa, devono rimanere in patria per difendere il paese. A quel punto, dopo la loro chiamata, mi sono informato su tutto, preparando i documenti al Comune di San Polo, in modo che, chiunque mi avesse fermato nel tragitto, avrebbe saputo che stavo andando in macchina verso l’Ucraina per portare a casa la mia famiglia. Nel frattempo Tatiana si è informata sugli orari del pullman da Striy fino a Cracovia, in Polonia, dove io, sono riuscito a raggiungerli in auto, con qualche problema alla frontiera, sia per me che per loro, ma tutto è andato come doveva e ci siamo riabbracciati. A quel punto siamo partiti subito di nuovo per l’Italia e in questo lungo viaggio di altre 17 ore, non abbiamo fortunatamente corso grossi rischi. Ci hanno fermato un paio di volte: una in Austria e l’altra a Udine e in entrambi i casi, grazie alla documentazione che avevo fatto al Comune di San Polo, siamo riusciti a passare senza problemi. Quando a Udine i carabinieri e la polizia mi hanno detto “buon viaggio” mi si è aperto il cuore, perché ormai era fatta. Colto l’occasione per ringraziare tutte le forze dell’ordine italiane ed europee per tutto quello che stanno facendo per il popolo ucraino, lottando anch’essi assieme a noi per la pace. Al confine inoltre ho visto tanti volontari che aiutavano le persone che cercavano di fuggire dal loro paese e anche a questi vorrei dire un grande grazie a parte di tutti. Quando finirà questa guerra? Tutti si aspettano che accada presto, ma per me non sarà così. Firmeranno degli accordi, a breve, ma purtroppo temo che non saranno accordi definitivi. Mi auguri di sbagliarmi per il bene dell’Ucraina e di tutta l'Europa”.
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