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VENTISEIESIMA PUNTATA

…il punto sui campionati meno conosciuti ovvero basta che ci siano 22 uomini che calciano una palla…a cura di Daniele Mercati
Il Resto del mondo - 27/05/2010

Nel vecchio continente fino ad oltreoceano finiscono i campionati e si tirano le somme, gioie, dolori, nuove realtà, grandi delusioni, inaspettati exploit…si trova di tutto nella nostra rubrica!





ARGENTINA
Ultimamente i campionati argentini si decidono alle ultime battute rimanendo in bilico fino all’ultimo e anche questa Clausura 2010 non ha tradito le attese. Ne parlavamo già nella puntata n. 20 quando avevamo a 5 giornate dal termine 4 squadre racchiuse in 2 punti. Partiamo subito col dire che ha vinto trionfando dopo 25 anni l’Argentinos Juniors non senza sofferenze. Le avversarie erano nobili ed agguerrite ma alla fine la costanza di rendimento e la fame di vittoria ha premiato il team della capitale. Il momento cruciale si è vissuto, come previsto, proprio alla penultima giornata quando la graduatoria era guidata dall’Estudiantes che in pochi giorni si giocava il campionato e l’accesso alle semifinali di Coppa Libertadores. I capoclassifica steccano con uno 0-0 casalingo col Rosario Central e l’Argentinos Juniors, che inseguiva ad un punto, impegnato nello scontro diretto con l’Independiente firma una storica rimonta al cardiopalma che vale il sorpasso definitivo (a 2 minuti dalla fine gli ospiti erano in vantaggio 3-2 e al fischio finale 4-3 per i “bichos colorados”). Per l’Estudiantes la delusione raddoppia perché nei giorni successivi si è consumata anche la sua eliminazione dalla Coppa Libertadores per mano dell’Internacional. Analizzando l’intero torneo dei campioni va celebrata la loro rimonta, dal momento che fino a metà competizione distavano dalla vetta ben 7 punti, poi grazie alle 8 vittorie negli ultimi 9 turni sono riusciti a conquistare il terzo scudetto della loro storia. Ormai non fanno più notizia, ma per dovere di cronaca va detto che il River Plate ha chiuso in tredicesima posizione e il Boca Juniors in sedicesima (su 20 squadre), entrambe hanno bisogno di forti interventi per tornare a lottare per traguardi importanti.

SVIZZERA
Spesso e volentieri la differenza la fa la mentalità, soprattutto nei momenti cruciali quando l’essere abituati a lottare per il vertice è un vantaggio enorme. Lo Young Boys ha sognato per tutta la stagione di interrompere il digiuno di vittorie che dura dal 1986, ma sul più bello le gambe e probabilmente la testa sono venute meno. Dopo l’analisi della puntata n. 21 quando i capitolini erano in testa appaiati al Basilea è successo di tutto: nella giornata successiva il Basilea subisce 4 reti dal Grasshoppers e torna a -3, potrebbe essere lo strappo decisivo ma non è così. Le distanze rimangono invariate fino a 180 minuti dal termine: nel turno infrasettimanale che porta all’ultima giornata lo Young Boys crolla a Lucerna (5-1 il finale) e gli avversari li agganciano nuovamente. A questo punto le due compagini si giocano il titolo affrontandosi faccia a faccia e i nervi saldi di chi negli ultimi anni è sempre stato lì a contendersi il campionato hanno la meglio sulla paura di chi il campionato ha capito di averlo gettato alle ortiche: 2-0 secco a domicilio e il Basilea festeggia il titolo n. 13 (quinto nelle ultime 9 edizioni) replicando la festa di una settimana prima quando aveva messo in bacheca anche la Coppa di Svizzera liquidando 6-0 il malcapitato Losanna, club della Seconda Divisione che però accede alla prossima Europa League. Le altre qualificazioni alle Coppe europee sono ovviamente per le prime due (Champions League) e per la terza e la quarta classificata (Europa League), cioè Grasshoppers e Lucerna. Lascia la massima serie l’Aarau che cede il posto al rinato Thun (nobile decaduta della puntata n. 19), mentre mantiene la categoria il Bellinzona, imbottito di italiani, che respinge l’attacco del Lugano nello spareggio tra la penultima di Prima Divisione contro la seconda di Seconda Divisione.

SLOVACCHIA
Tempo di verdetti definitivi anche da queste parti, dove a festeggiare è la squadra più titolata degli ultimi anni, lo Zilina, che ha messo il sigillo al quinto titolo nelle ultime 9 edizioni, strappandolo dalla maglia dello Slovan Bratislava, proprio l’avversario che gli ha dato più filo da torcere anche quest’anno. E’ stato un testa a testa fra queste due compagini durante tutta la stagione, infatti a 7 tornate dalla fine (vedere puntata n. 19) si dividevano il primo posto in graduatoria. Lo Zilina a quell’epoca era un po’ in crisi e gli avversari erano riusciti nell’aggancio in vetta, ma da quel momento in poi non c’è stata più partita, i vicecampioni dell’anno passato hanno sfoderato 6 vittorie consecutive mentre chi il titolo lo doveva difendere ha lasciato per strada 7 punti in 4 partite così che il torneo ha preso la piega definitiva. I gialloverdi tornati padroni in patria rappresenteranno la Slovacchia nella prossima edizione della Champions League mentre lo Slovan Bratislava (che oltre al secondo posto in campionato ha salvato la stagione vincendo la Coppa nazionale contro lo Spartak Trnava) accede al tabellone dell’Europa League assieme al Banska Bystrica giunto terzo. Notizie clamorose arrivano dai bassifondi della classifica, in un torneo che vede retrocedere alla Seconda Divisione solo l’ultima classificata; per lunghi tratti il Kosice era dato per spacciato ma una ripresa di campionato di altissimo livello gli ha fatto raggiungere la salvezza spedendo all’inferno l’MFK Petrzalka (ex Artmedia Bratislava) vincitore del campionato nel 2005 e nel 2008 e avversario della Juventus nei preliminari di Champions League della scorsa stagione, ora grazie a questo risultato si candida seriamente al ruolo di “nobile decaduta”.

ROMANIA
Il campionato rumeno è stato forse quello più combattuto fra tutti quelli che vengono seguiti all’interno di questa rubrica e alla fine si è risolto con la vittoria finale del Cluj. Accogliamo questa vittoria con una certa soddisfazione visto che la guida tecnica (l’allenatore è Andrea Mandorlini) e diversi giocatori in rosa sono nostri connazionali. Ci piace pensare che siano stati questi i fattori determinanti che hanno fatto la differenza tra i campioni e tutte le altre formazioni, e fino all’ultimo sono state davvero tante, che hanno lottato per la vittoria finale, ma probabilmente hanno sfruttato l’equilibrio che è regnato durante tutto l’anno trovandosi in forma nel momento giusto e sferrare l’allungo decisivo. Delle ultime 12 partite il Cluj ne ha vinte 9 mentre le avversarie più accreditate non sono riuscite a mantenere il ritmo. Dunque questo team si afferma come nuova realtà del calcio rumeno con due scudetti conquistati negli ultimi 3 anni (i primi della storia per il club), assieme all’Unirea Urziceni che dopo il trionfo dell’anno passato si conferma al secondo posto; quindi grazie a queste due squadre il titolo rimane lontano da Bucarest per il terzo anno consecutivo, quando invece nei precedenti 16 la capitale aveva fatto da asso pigliatutto. Il Cluj non si è fatto sfuggire neanche la Coppa nazionale, battendo ai rigori nella finale secca di Iasi il Vaslui, a cui sfuma la conquista del suo primo trofeo. Per le prossime coppe europee il quadro è questo: le prime due del campionato accedono alla Champions League (la prima direttamente ai gironi, la seconda ai preliminari), la vice-campione di Coppa (Vaslui, arrivato anche 3° in campionato), la 4’, la 5’ e la 6’ del torneo in Europa League. Questi i verdetti definitivi dunque, attendiamo già con ansia la prossima stagione per vedere se la crisi delle vecchie grandi di Romania durerà ancora o torneranno a farla da padrone.

UNGHERIA
Stagione ancora all’insegna del colore rosso del Debrecen, capace di vincere campionato e Coppa nazionale, ma di certo non sono mancate le emozioni, soprattutto nel finale. Non è quindi riuscito il miracolo al Fehervar (Videoton) che ha cullato durante tutta la stagione il sogno di riuscire a vincere il primo campionato dalla sua nascita. E’ necessario che i giocatori, l’allenatore e la dirigenza, nessuno escluso, recitino un enorme mea culpa, vediamo nel dettaglio perché. In testa fino a 5 giornate dalla fine il Fehervar si è trovato ad inseguire negli ultimi turni accumulando addirittura 4 punti di svantaggio quando a 4 partite dal traguardo escono sconfitti per 3-2 dallo scontro diretto col Debrecen. Si sarebbe scoraggiato chiunque, ma qualunque professionista ha il dovere di crederci fino a che la matematica non lo condanna inesorabilmente. Infatti nel turno successivo succede che nell’anticipo del venerdì gli inseguitori fanno il loro dovere e i capoclassifica inciampano in trasferta contro l’Ujpest, riaprendo il campionato. A questo punto, con un solo punto che divide le due compagini, la penultima giornata potrebbe risultare decisiva invece entrambe le squadre raccolgono un misero pareggio che ha il sapore amaro dell’occasione mancata per il Fehervar e il sapore dolce del pericolo scampato per il Debrecen, ma l’incredibile deve ancora accadere: pochi giorni dopo, nella giornata conclusiva, le due contendenti sono impegnate in trasferta e facile sarebbe prevedere la vittoria per tutte e due, al contrario perdono e la classifica rimane ancora una volta a distanze invariate con il Debrecen che festeggia lo scudetto forse più tribolato (1 punto nelle ultime 3 partite), il quinto della sua storia, ma anche il quinto nelle ultime 6 stagioni. Per i campioni, che accedono così ai preliminari di Champions League, molta meno fatica nella Coppa dove sconfiggono in finale 3-2 lo Zalaegerszeg, che comunque accede all’Europa League assieme al Gyor e al Fehervar a cui chissà quando ricapiterà un’occasione delle dimensioni di quest’anno.



Rubrica nella Rubrica NOBILI DECADUTE
Sempre su segnalazione di un utente andiamo a raccontare le gesta e gli avvenimenti che hanno fatto diventare grande la squadra tedesca del Magdeburgo, invischiata in questi anni nelle serie minori del calcio teutonico. Città facente parte della Germania est assunse l’attuale denominazione nel 1965 dopo una serie di fusioni tra club minori e negli anni ’70 fu la squadra che contendeva il primo piano del calcio nazionale alla Dinamo Dresda. Tra il 1972 e il 1975 vinse 3 scudetti della Germania est, in tutta la sua storia ha portato a casa 7 Coppe dello stesso paese, ma la vittoria numero uno rimarrà quella ottenuta nella Coppa delle Coppe del 1974 quando riuscirono a sconfiggere nella finale di Rotterdam il Milan con un secco 2-0. Dagli anni ’80 in avanti la vita di questo club fu sempre più difficile soprattutto in seguito alla riunificazione della Germania e di conseguenza dei due campionati, fatto che fece scivolare i nostri nelle serie minori da dove non è più riuscito a risalire. Uno scatto d’orgoglio il team l’ha avuto nella stagione 2000/01 quando disputarono una sorprendente Coppa di Germania sconfiggendo in sequenza il Colonia, il Bayern Monaco e il Karlsruhe per arrendersi nei quarti di finale contro lo Schalke 04 che avrebbe poi vinto la Coppa. Nel 2002 anche gravi problemi finanziari fecero retrocedere la squadra al quarto livello del calcio tedesco riuscendo poi a riguadagnare la Regionalliga (terzo livello) negli anni successivi sfiorando addirittura il ritorno nella 2. Bundesliga nel 2007. Con l’istituzione della 3. Liga indietreggia ancora di una serie ed anche nella stagione in corso ha disputato il campionato della Regionalliga Nord dove ad una giornata dal termine occupa la sesta posizione. Quindi il ritorno ai vertici è da rimandare nuovamente ma le ambizioni del club sono importanti, lo sta a dimostrare anche la costruzione del nuovo stadio da 27.000 posti terminato nel 2006, ne vedremo delle belle.




Rubrica nella Rubrica TOH, CHI SI RIVEDE
Ne abbiamo già citati due e questo è il terzo. Parliamo ancora una volta di un protagonista di quella mitica finale di Coppa Uefa del 2001, lui era il portiere della squadra che ha portato a casa il trofeo e il suo nome è Sander Westerveld, numero 1 olandese di 35 anni (in alto nella foto). In quella stagione difendeva i pali della porta del Liverpool, team dove si è fermato solo due stagioni, ma l’unico che gli ha permesso di arricchire la propria bacheca personale. Con i “reds” il nostro ha vinto diversi trofei, oltre alla Coppa Uefa già nominata, sia in Inghilterra che in Europa. In tutte le altre esperienze vissute in giro per il vecchio continente Westerveld è rimasto a bocca asciutta, ma non per questo significa che non abbia lasciato il segno, anzi. Lo si ricorda portiere titolare della Real Sociedad nella stagione 2002/03 quando la stessa sfiorò l’impresa di vincere la Liga da outsider contro tutte le corazzate spagnole, il sogno svanì alla penultima giornata, a festeggiare fu il Real Madrid, ma quell’annata a San Sebastian verrà ricordata per tanti anni ancora. Ovviamente i primi passi da professionista il portierone olandese li aveva mossi in patria, dapprima nella squadra della sua città natale, il Twente, e in seguito nel Vitesse da dove si era guadagnato la stima del Liverpool. Finita l’avventura inglese passò come detto alla Real Sociedad per 3 anni, ma da quel momento in poi inizia un periodo difficile per lui dove cambia spesso casacca e gioca molto poco: finisce per vestire le maglie di Maiorca, Portsmouth ed Everton. All’età di 32 anni ad affidargli di nuovo il ruolo da titolare è la formazione spagnola dell’Almeria che allora militava in Seconda Divisione, ma proprio grazie alle sue prestazioni conquista la promozione nella Liga. A questo punto decide il suo ritorno in patria nelle fila dello Sparta Rotterdam con un contratto di un anno, al termine del quale si ferma per una stagione, ma la sua carriera non finisce qui: la scorsa estate è stato ingaggiato dal Monza che milita nel Girone A della nostra Prima Divisione, per lui 30 presenze che hanno contribuito a far raggiungere una tranquilla salvezza al club lombardo.

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commento del 27/05/2010 alle 10:00

Grandissimo il MAgdeburgo!! Mi è rimasto impresso nella mente perchè aveva battuto proprio il Milan in quella finale di coppa delle coppe!! Incredibile davvero!! Grazie mille!
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