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NEWS - «QUANDO È IL MOMENTO DI DARE UNA MANO, NOI CI SIAMO SEMPRE» - L'INTERVISTA A “BONNY GIALLOBLÙ”
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«QUANDO È IL MOMENTO DI DARE UNA MANO, NOI CI SIAMO SEMPRE» - L'INTERVISTA A “BONNY GIALLOBLÙ”

Intervista di Andrea Ascari e Cristiano Cavallaro, in collaborazione con la pagina "ilterzotempo.net"
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calcioreggiano.comGenerica - 06/08/2025

In un calcio in cui i soldi stanno prendendo il sopravvento, c’è ancora chi vive di una passione, facendo di tutto per rappresentare la propria città in giro per l’Italia. Ne è un esempio Gianni Borghi, conosciuto da tutti come Bonny, supporter sfegatato del Modena che, oltre a divertire i suoi follower con le sue dirette, si è reso protagonista, assieme ai suoi amici, di splendide iniziative di beneficenza. Ci teniamo, pertanto, a ringraziarlo per questa piacevolissima chiacchierata. 

Visto che in questo momento sei a Fanano, cosa ti aspetti dal Modena in vista della prossima stagione? 

«Abbiamo fatto degli acquisti e ceduto dei giocatori. Per me, cambiare porta sempre bene, in quanto crea entusiasmo. Ad ogni modo, dei pezzi importanti della squadra sono rimasti - prima ho salutato Gerli, che per me è il numero uno del Modena -. Li vedo bene». 

Da quanto tempo sei tifoso del Modena e quando hai iniziato a portare questa tua passione sui social? 

«Tutto nasce da mio fratello: è lui che mi ha contagiato. Alle medie si entrava con il libretto delle giustificazioni, quindi, per gioco, poiché non si pagava, sono andato a vedere le prime partite e, pian piano, è diventata una malattia, una passione, uno stile di vita. I tifosi del Modena, come quelli delle altre squadre, sono una grande famiglia. Sono andato dal Gruppo Vandelli per portare quello che avevamo raccolto per Regina e ho trovato appunto una grande famiglia, proprio come lo eravamo noi ai tempi delle Brigate Gialloblù».

Visto che hai parlato di “famiglia”, quanto sei legato al tuo “Settore P”?

«Come ti ho detto, per noi è una famiglia. Siamo i pochi rimasti delle Brigate Gialloblù 1975 e ci siamo riuniti in questo gruppo. Siamo amici e condividiamo la stessa passione: maciniamo chilometri per sostenere la nostra squadra, i nostri colori e la nostra città. Per gioco, una volta abbiamo scritto con la bomboletta su uno striscione “Spingere”. Siamo tornati il sabato successivo ed era ancora attaccato, allora ci siamo detti:”Dai, facciamo una pezza”. Così è nato il nostro motto. Il motto di un gruppo di amici appassionati».

Cosa cerchi di trasmettere con le tue dirette? 

“Cerco di trasmettere un po’ quello che mi dice la gente. Lunedì e martedì non ho fatto nessuna diretta e mi hanno scritto in tantissimi: «Perché non fai più le dirette?», «Io senza le tue dirette non vado a lavorare, perché non riesco a spingere». Mi hanno sempre detto che quello che piace di me è la mia spontaneità, il sorriso, il fatto che magari chi mi guarda si faccia due risate. Non so come spiegarlo, ma questo è quello che sembra che passi da quella macchina di Instagram. Comunque ho quasi undicimila follower: vuol dire che c’è qualcosa. Ho avuto anche tantissimi casi di gente in depressione o che comunque stava poco bene che mi ha detto:«Grazie ai tuoi video e alla tua carica mi sono sentito meglio». Qualcun altro mi domanda come faccia ad avere quello sprint alle 06:00 del mattino. Quando leggi questi messaggi, dentro di te dici:”Domattina vado a lavorare e devo rifarlo”, perché ci sono tante persone che mi guardano e in me trovano la carica». 

Facendo un gioco di parole, cosa ti spinge ad organizzare iniziative di beneficenza? Quando hai cominciato? 

«L’idea nacque quando c’erano le Brigate Gialloblù. Organizzavamo i “Mondiali antirazzisti” e siamo andati anche nelle scuole a spiegare cos’è il razzismo. “Ultras” vuol dire anche aiutare le persone che hanno bisogno, come quando c’è stato il terremoto. “Ultras” non vuol dire soltanto andare a fare a botte alla partita: sotto c’è una grossa organizzazione. Ci divertiamo e facciamo quello che vogliamo, però, quando è il momento di dare una mano, noi ci siamo sempre». 

Una trasferta che non dimenticherai mai? 

«L’anno scorso, a Napoli, in Coppa Italia, è stata una bellissima esperienza. È una cornice fantastica, oltretutto eravamo andati al ristorante e ci avevano riservato un’accoglienza splendida. Abbiamo perso soltanto ai rigori, quindi stavamo per buttare fuori la squadra che ha poi vinto lo scudetto».


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