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NEWS - «PER ME I VALORI VENGONO PRIMA DEI SOLDI» -INTERVISTA A MIRKO GORI, CAPITANO DEL DESENZANO
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«PER ME I VALORI VENGONO PRIMA DEI SOLDI» -INTERVISTA A MIRKO GORI, CAPITANO DEL DESENZANO

Intervista di Andrea Ascari e Cristiano Cavallaro, in collaborazione con la pagina "ilterzotempo.net"
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calcioreggiano.comGenerica - 17/08/2025

Oggi sono sempre più rari i calciatori disposti ad anteporre ai soldi valori veri come l’attaccamento alla maglia. Mirko Gori, tuttavia, è una grande dimostrazione di quanto questo sport possa ancora essere estremamente romantico. Capitano del Desenzano, squadra di Serie D, ha alle spalle oltre 230 presenze con la casacca giallazzurra del Frosinone. In una lunga intervista, ci ha pertanto raccontato i momenti più importanti della sua carriera, oltre a descriverci l’emozione di avere allenatori del calibro di Baroni, Nesta, Grosso e non solo.

Com’è stato contribuire alla promozione in Serie B con il Frosinone con un gol nella finale d’andata contro il Lecce?

«È stato qualcosa di incredibile, perché è stato il mio primo gol con la maglia del Frosinone, in una partita decisiva, tra l’altro. È stata una delle prime emozioni indelebili che ho vissuto in maglia giallazzurra».

La stagione seguente vi siete guadagnati un’altra promozione e avete raggiunto la Serie A: qual è stato il vostro segreto per compiere il doppio salto?

«Una volta arrivati in Serie B, il nostro obiettivo era quello di salvarci, però con il passare delle giornate avevamo capito di avere qualcosa che ci permetteva di giocarcela fino alla fine, ovvero la forza del gruppo e l’inaspettato entusiasmo che si era creato – nella sessione estiva di calciomercato non avevamo nemmeno fatto grandi acquisti, se non Dionisi -. Sicuramente lo spirito di squadra è stato determinante per compiere questo doppio salto».

In Serie A non siete riusciti a salvarvi ma avete ottenuto diversi risultati importanti: i pareggi contro Juve – che vinse poi lo Scudetto – e Milan – entrambi in trasferta -, oltre a quelli con Fiorentina e Lazio. Che anno è stato?

«Non siamo riusciti a salvarci, ma ci siamo tolti belle soddisfazioni: fino alle ultime giornate eravamo in piena lotta salvezza, ma perdemmo uno scontro diretto con il Palermo, che ci diede la mazzata finale. Dei risultati che hai citato resta sicuramente un bel ricordo».

Ci sono giocatori che ti hanno particolarmente impressionato in Serie A? Hai qualche aneddoto da raccontarci?

«In quegli anni c’era Pogba, un giocatore stratosferico, ma anche Allan mi impressionò molto, così come Suso che, all’epoca al Genoa, segnò una tripletta contro di noi; aveva una tecnica impressionante. I calciatori di Serie A non hanno nulla a che fare con quelli di B, campionato in cui ho trascorso gran parte della mia carriera. Per quanto riguarda l’aneddoto, mi ricordo che Felipe Melo mi aspettò a fine partita per scambiarci la maglia: fu una cosa, per me, inaspettata. Ho avuto il piacere di misurarmi con dei veri campioni».

Cosa hai provato quando siete tornati in Serie A? Tra l’altro, in B, nelle prime 25 partite perdeste soltanto tre volte.

«Dopo la prima stagione di Serie A, il Frosinone divenne una società solida nel calcio italiano e, ogni anno che giocava in Serie B, provava a fare il salto nella massima categoria. Noi eravamo la candidata a conquistare il titolo, pertanto aspettative e pressioni erano diverse. Perdemmo il campionato all’ultima giornata, quando pareggiammo in casa contro il Foggia, tuttavia abbiamo avuto la forza di vincere i play-off in finale contro il Palermo».

L’anno dopo hai avuto compagni come Sportiello e Goldaniga, oltre ad un allenatore del calibro Baroni. Malgrado la retrocessione, cosa porti con te di questo capitolo?

«Si vedeva che Baroni era un allenatore molto attento ai dettagli, molto organizzato e che faceva giocare bene le sue squadre; questo mi colpì significativamente. Con noi era riuscito ad ottenere dei risultati, ma non a raggiungere la salvezza, dunque l’anno dopo decise di cambiare. Dei calciatori che hai menzionato mi ha stupito tanto il lato umano e posso dire che meritano la carriera che stanno facendo».

Al Frosinone hai avuto come mister anche due campioni del mondo: Nesta e Grosso. Cosa puoi dirci di loro?

«Nesta per me era un idolo e vederlo tutti i giorni, capendo le sue idee di calcio, è stato fantastico. Ho un bellissimo ricordo di lui. Grosso l’ho avuto per meno tempo, tuttavia è un bravo mister e credo che farà strada».

Sei poi passato all’Alessandria e hai ritrovato Moreno Longo. Com’era il tuo rapporto con lui?

«È stato determinante per il mio trasferimento; ho rifiutato tante altre proposte pur di approdare in Piemonte. Abbiamo un grande rapporto, dunque decisi di provare quest’esperienza, anche se le cose purtroppo non andarono nel migliore dei modi».

Un’altra avventura importante della tua carriera è stata quella con la Triestina: hai giocato con Adorante, che l’anno scorso ha fatto 15 gol in Serie B, oltre a Rocchetti, ingaggiato pochi giorni fa dalla Cremonese. Quanto ti hanno impressionato questi ragazzi?

«C’erano giocatori importanti: quelli che hai nominato tu erano giovani, ma già si percepiva che avrebbero potuto ambire a livelli più prestigiosi, soprattutto Adorante. A lui ho sempre detto di credere in sé stesso e ho avuto ragione».

Al giorno d’oggi si vedono sempre meno bandiere, tuttavia tu lo sei stato a Frosinone – oltre 230 presenze – e oggi sei il capitano del Desenzano. Come ti senti a riguardo?

«Non mi sono mai piaciuti i giocatori che cambiano squadra ogni anno e che nelle interviste dicono le solite frasi e con i tifosi si comportano sempre allo stesso modo. Credo di essere sempre stato coerente: quando ero a Frosinone ho ricevuto diverse proposte, ma io credo in certi valori, che devono venire prima dei soldi. Mi sono legato a tutte le piazze in cui sono stato: bisogna portare rispetto a chi crede in te. Io sono partito dalla Serie C, facendo tutta la trafila e arrivando dunque in Serie A. Oggi sono al Desenzano: qui c’è un ambiente sano, ma bisogna crescere se si vuole arrivare in alto. Io penso e spero che la mia permanenza possa aiutare a migliorare».

A proposito di Desenzano, siete reduci da una splendida stagione: quali sono i punti di forza da cui ripartire in vista del prossimo campionato?

«Questa è una società che, di anno in anno, ha spesso rivoluzionato l’organico. Per questa stagione si è deciso di mantenere un blocco di giocatori importanti ed un allenatore la cui filosofia è chiara a tutti. Questo è il nostro punto di forza. L’obiettivo è quello di vincere per fare il salto di categoria, quindi il secondo posto sarebbe già un fallimento».

E cosa ti piace di più di questa realtà?

«Le persone che lavorano per la società sono la nostra forza: sono serie e hanno passione, trasmettendola a tutti. Non è affatto scontato, in quanto in esperienze passate non mi sono trovato bene con i dirigenti. E’ una realtà diversa da altre che ho vissuto: il livello è un po’ più basso, ma c’è una grande voglia di crescere e l’organizzazione è fantastica. Il calcio non è una scienza esatta, ma le basi ci sono e l’importante è mettercela tutta».

Ringraziamo vivamente Mirko Gori e il Calcio Desenzano per la collaborazione e la grande disponibilità.

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