07/01/2023 - Lo storico allenatore della Scandianese, che fece “miracoli” a Bibbiano, Carpi e ad Arceto, ha accettato la sfida di rilanciare i rossoblù verso posizioni più consone alle aspettative della società
Iemmi: “Sono tornato in panchina con l’entusiasmo di un esordiente"
“Le stagioni che ho nel cuore? Le promozioni con Bibbiano, Dorando e Arceto. Ora, dopo due anni di stop per motivi familiari, sono felice di essere ripartito da una realtà ambiziosa come Viano"
Lo conoscono tutti ed egli conosce tutti i campionati di alto livello del mondo dilettantistico, tant’è che oggi, appena tornato in pista, oggi è chiamato al non semplice compito di rilanciare la Vianese verso posizioni più stimolanti di classifica per una squadra ambiziosa come quella del patron Enrico Grassi. Emore Iemmi, che poche settimane fa ha sostituto il suo amico ed ex giocatore Massimo Vacondio, dimissionario dalla panchina rossoblù, ora ha come obiettivo quello di rilanciare la truppa del presidente Eusebio Borghi nei piani alti della classifica di Promozione, soprattutto dopo l’arrivo di un giocatore del calibro di Lorenzo Marmiroli, che, assieme a Galassi e a Davoli, senza nulla togliere agli altri centrocampisti della rosa, forma un centrocampo di altissimo livello, forse fra i migliori del campionato di Promozione.
“In effetti, con l’arrivo di Marmiroli, il livello tecnico del centrocampo della Vianese si è indubbiamente alzato – spiega il tecnico Emore Iemmi - Adusa, invece, l’attaccante che abbiamo preso, ex Lentigione, sta recuperando, ma fisicamente è indietro. Là davanti, comunque, a Viano c’è l’imbarazzo della scelta, visto che ci sono giocatori di spessore e sarò quindi costretto a tenere fuori qualcuno, visto che in più di 11 non si gioca, ma non sarà facile. Coi cinque cambi, però, anche chi si siederà in panchina sono certo che sarà pronto, anche perché per stare a certi livelli occorre una rosa di almeno 16-17 titolari e noi ce l’abbiamo”.
Iemmi, facciamo un passo indietro: è vero che la chiamata della Vianese a stagione in corso è stata inaspettata?
“Assolutamente sì. C’era stato un abboccamento in estate, poi il ds Bimbi è andato su Vacondio e io mi ero messo quindi il cuore in pace. Poi Massimo, che è stato un mio giocatore alla Dorando, a Bibbiano e ad Arceto, si è dimesso, il ds mi ha richiamato e io ho accettato con l’entusiasmo di un esordiente. Ero stato costretto a rimanere fuori per due anni, per problemi familiari, che ora ho in parte risolto, ma ora sono di nuovo qui e ne sono felice. Mi sono confrontato con Vacondio, che avevo sentito un po’ stressato, tanto da arrivare alle dimissioni, e quindi ci siamo confrontati sulla squadra che, a mi avviso, è stata ben costruita dal ds Bimbi. La Vianese non mi ha chiesto di vincere subito, come non lo aveva chiesto a Massimo, ma di farlo con un programma triennale. Ora tocca a me cercare di proseguire in questo progetto e sono felice di essere rientrato nel calcio con una società ambiziosa, forte di una rosa di qualità e con obiettivi importanti”.
A livello di carriera lei ha iniziato alla grande, vicendo subito nel suo primo anno da allenatore-giocatore, per poi compiere diversi miracoli in piazze importanti e sempre in situazioni difficili. Saprà ripetersi a Viano?
“Non lo so, di certo il Fabbrico ha preso il volo e solo lo stesso Fabbrico può perdere questo campionato. Noi, ovviamente, faremo di tutto per risalire la classifica. Tornando alla mia carriera, attaccai le scarpe al chiodo a 40 anni, quand’ero a Scandiano, dove, nell’ultimo anno da atleta feci anche l’allenatore e vincemmo subito la Promozione, per poi salvarci in Eccellenza e arrivare terzi l’anno dopo. Poi decisi di ripartire da Arceto, che portai dalla Prima alla Promozione in due anni. In seguito allenai gli Allievi nazionali della Reggiana, poi tornai nei dilettanti alla Dorando, che da terz’ultimo posto, in novembre, portai in Eccellenza al primo tentativo attraverso gli spareggi. Poi Lancetti mi chiamò al Bibbiano e vinsi subito la Promozione, per poi salvarci in Eccellenza a arrivare quarti l’anno dopo. Poco dopo, però, mia moglie ebbe un grave incidente e io staccai la spina, dedicandomi a lei nei due anni successivi, per poi ripartire dalla Folgore Bagno, che in novembre vendette tutti i migliori, tant’è che a fine stagione retrocedemmo. A quel punto andai a Carpineti in Prima, dove sostituii Baroni, attuale trainer della Scandianese, poi mollai a fine anno, ma fui richiamato al posto di Alessandro Piscina l’anno successivo e dalle ultime posizioni portai la squadra alla finale play off persa 5-4 col Sant’Agostino. Dopo quella stagione mi richiamò la Scandianese, dove tornai volentieri arrivando per due anni ai play off, perdendo la finale col Cittadella per salire in Eccellenza e a quel punto dovetti fermarmi di nuovo per altri due anni, sempre per problemi familiari. Ora le cose a casa stanno andando meglio e ho infatti deciso di accettare la sfida di Viano per rivivere quelle grandi emozioni che il calcio ancora mi sa dare”.
Oltre a Fabbrico e Montecchio, chi sono le altre vostre rivali per un posto al sole?
“Sono in diverse: no ripartiremo subito con la Sanmichelese fuori, poi avremo la Scandianese in casa e la trasferta con la Riese, tutte e tre contendenti ai primi posti, ma non dobbiamo dimenticare Castellarano e Baiso, oltre ovviamente al Montecchio, che dovrà ripatire proprio con la partita di Fabbrico”.
Iemmi, tornando a fare un tuffo nel suo passato, qual è stato il suo anno migliore?
“Di certo l’inizio della mia carriera da allenatore, quando ho fatto buoni risultati che mi hanno permesso di mettermi in luce. Poi l’esperienza a Bibbiano dove abbiamo vissuto un testa a testa col Fidenza davvero emozionante, fino alla fine, per poi vincere il campionato a cinque minuti dal termine. Anche l’esperienza ad Arceto è stata esaltante, quando portai la squadra dalla Prima all’eccellenza in due anni. Di ricordi belli ne ho davvero tanti, mentre quelli nei quali sono andato male, casualmente, tendo a dimenticarli (e ride ndr). Ora vorrei inserire Viano fra i ricordi più belli: il materiale c’è e io dovrò metterci del mio, anche se credo che l’allenatore sia importante fino a un certo punto, non oltre il 20%: finché andavo in campo sapevo di incidere notevolmente sull’esito della gara, mentre ora, da quando sono al di qua della riga, so di incidere un 20% e non di più; al resto devono pensare i ragazzi: è il loro dovere, non solo nel mettere in pratica gli schemi provati, ma anche nel sapersi sacrificare per gli altri, nel giocare con umiltà e nello stare bene assieme fuori e dentro il rettangolo di gioco. Infatti, la ricetta per vincere, in qualunque squadra, è senz’altro questa e anche a Viano sarà così”.
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