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Lo Stopper

CApitolo 7
Figli di un calcio minore - 24/07/2009

Lo stopper è una figura tipica, basata su presupposti precisi e ben delineati. Innanzitutto nella vita fa lavori di braccia: imbianchino, tornitore o idraulico per lo più.
Fuori dal campo è un pezzo di pane. Simpatico e gentile è il tipico lavoratore che piace alle signore di tutte le età. Costruito nel fisico da giornate passate piegato sotto un termosifone o a spostare macigni, è ben piazzato per terra, forte ma asciutto, forzuto ma ben fatto. Educato e sempre sorridente si trasforma una volta indossate le scarpette.E lì infatti che l’energia positiva dello stopper lavoratore si trasforma in energia distruttiva.

Nel recinto di gioco indossa una maschera tirata e cattiva che impaurisce gli attaccanti avversari non meno delle sue entrate diciamo così, scomposte.

La sua devozione alla causa è totale: difendere, difendere, difendere. A ogni costo.
Il gesto che meglio contraddistingue questi mastini è il tuffo di testa. Una versione però totalmente difensiva del gesto che ha fatto la fortuna di attaccanti come Aldo Serena, Pierluigi Casiraghi o Lorenzo Marronaro. Questo gesto viene fatto almeno una volta a partita. Non si ricorda a memoria d’uomo un solo incontro nel quale lo stopper non si sia cimentato in questo colpo. Di solito nei primi minuti, come per dare una sferzata di agonismo, questo gesto è immancabile. L’attaccante se lo vede sbucare lanciato come un siluro a 50 centimetri d’altezza con la testa in avanti a sbaragliare caviglie, piedi e ginocchia, senza la minima paura di farsi male; il rinvio di testa è poderoso accompagnato spesso da un cenno ai compagni come urlando "Saliamo!" e accompagnandolo nella quasi totalità dei casi con una bestemmia. Soffermandoci su quest’ultimo aspetto possiamo notare come la bestemmia dello stopper sia sempre e comunque in dialetto.

Due sono i nemici dello stopper e guarda casa giocano entrambi insieme a lui. Sono il trequartista fighetto che non fa contrasti, che non ci mette la gamba e che non corre. L’altro è il ragazzino. Quello che in molte categorie per regola deve giocare negli 11 iniziali. Questo rdeve sperare di essere nato con due palle belle grosse e con due tappi nelle orecchie, perché al primo stop sbagliato, alla prima esitazione lo stopper lo travolgerà con urla che cominciano sempre con "Svegliati!" e finiscono con le solite 3 o 4 bestemmie.

L’altra caratteristica di questi difensori è naturalmente quella di essere dotati di due piedi belli ruvidi. Non è che questo li disturbi molto ma i continui appoggi sbagliati per non dire svirgolati, li mettono in difficoltà e li innervosiscono. E’ per questo che negli anni lo stopper si è adattato all’ambiente circostante. Si è dovuto costruire un rifugio, un colpo sicurezza da sfoderare nei momenti di difficoltà.

Momenti di difficoltà che non sono un contropiede o un calcio d’angolo avversario ma che si materializzano quando si trova solo con la palla tra i piedi. Qui, a differenza del libero che sparacchia di punta o di collo, lo stopper sfodera l’esterno. E’solo così infatti che serve i centrocampisti: con esternazzi alla Beckenbauer. Li vedi lì indecisi, con la palla che scotta tra i piedi e poi in un attimo la colpiscono con l’esterno che non ti aspetti, la palla parte precisa e arriva a destinazione accompagnata dall’immancabile bestemmia.

L’eccezione a questi mastini che di solito rispondono alla domanda "Qual è il tuo ruolo?" con "Uccidere la mezza punta. Seminare la morte.", è data da quei pochi che oltre a difendere sono soliti fare qualche gol. Naturalmente di testa e solo ed unicamente sui calci piazzati queste bestie mettono il loro ardore in mezzo all’area avversaria. Si buttano a capofitto sul pallone chiudendo gli occhi ma prendendoci spesso. E quando capita che la rete si gonfi comincia un’esultanza al cospetto della quale Tardelli sembra un chierichetto. Partono invasati urlando come pazzi qualsiasi sia il risultato. A salvare la parrocchia vicina, spesso ci pensano i compagni avveduti che nell’esultanza gli coprono la bocca attutendo l’urlo inevitabilmente bestemmiante.

E al giorno d’oggi diciamoci la verità, non ci sono più gli stopper di una volta. Quelli che marcavano a uomo, che alla prima palla mezza e mezza erano capaci di darti tre calci, due pugni nella schiena e una mezza testata senza che nessuno se ne accorgesse. Un mio compagno di squadra più vecchio di me mi racconta spesso di una partita nella quale malauguratamente segnò dopo due minuti. Era giovane e non sapeva come stavano le cose. Gli arrivò il pallone, con un mezzo sombrero saltò il suo marcatore che per la velocità del gesto non riuscì neanche a tentare di fermarlo, poi puntò il libero, lo fece secco e davanti al portiere sbloccò il risultato. Ignaro dicevamo. Ignaro del fatto che i due giocatori appena salvati erano la coppia di stopper più temuta al mondo. Materazzi e Pasquale Bruno insieme. O Loria dopo che gli hai fatto due tunnel e l’argentino Heinze dopo che gli hai detto "tua madre es una putanghera". Una roba così. La cosa buffa non era la cattiveria sanguinaria con la quale questi due ormai quarantenni avevano calciato e picchiato su tutti i campi della provincia, quanto i loro mestieri.

Uno era un poliziotto. L’altro un avvocato. Dal terzo minuto la partita del mio amico fu così: prima venne serenamente minacciato di morte dall’avvocato, ma con una tranquillità, una serenità e un garbo tale che era difficile non credergli. A confermare il fatto che le cose sarebbero andate esattamente così, la prima palla giocabile dopo il gol il mio amico non se la ricorda bene. Dice di aver avuto l’impressione di stoppare la palla e di essersi trovato un secondo dopo come sul tagadà: testa in giù e culo per aria. Una volta in terra ricorda di aver aperto gli occhi e di aver visto lo stopper che lo guardava da un centimetro. Sempre serenamente e con la massima tranquillità, questi gli disse indicando il libero:"Vuoi chiamare la polizia? Eccola lì". Ancora mezzo accartocciato vide il libero che lo guardava sorridendo, beato.

Per un’oretta fece in modo di non toccare più palla ma verso il settantesimo su un contropiede non potè fare a meno di smarcarsi. Si defilò sull’angolo e ricevuta palla fece per difenderla. Stoppandola non pensò a cosa poteva succedergli o meglio, non fece in tempo a pensare a cosa poteva succedergli perché sentì come mancargli il fiato, prima un dolore ovattato ai reni poi lo scomodo, freddo e pungente contatto della faccia con le reti di recinzione. Bello annebbiato aprì gli occhi. Stavolta si trovò il libero, che dopo aver guardato l’arbitro con aria da bambino pentito che chiedeva umilmente scusa, fece finta di aiutarlo e avvicinandosi disse accennando con la testa allo stopper: "Bambino? Vuoi denunciarmi? No perché nel caso il mio avvocato…è quello lì….".

L’altra successe a me. Giocavo contro una squadra formata da fratelli e cugini. Tre generazioni di famiglie che formavano i 16 giocatori della rosa. In campo poi, cinque erano dello stesso ceppo. Tre fratelli e due figli di questi. Una cosa di famiglia insomma. Il libero, il più vecchio era un giocatore dal grande passato. Aveva più di 40 anni, un pedigree di categorie superiori e una buffa collezione sul camino di zigomi, femori e malleoli di attaccanti avversari…

A venti minuti dalla fine segnai quello che forse è uno dei miei gol più belli. Uno due tra il regista e il terzino con quest’ultimo che dal fondo spara un cross teso sul primo palo. Io, non proprio uno specialista del colpo di testa, mi avvito e in tuffo anticipo il mio marcatore e il vecchio libero e la metto all’incrocio sul secondo palo.

Fin qui tutto bene.

Passano dieci minuti e l’azione è quasi la stessa: cross da destra e io che taglio sul primo palo. Lì per li ho pensato:"Cavolo la ributto dentro". Ma fu un attimo. Ripensandoci a mente fredda mi ricordo un dettaglio prima di arrivare sul pallone: guardai verso la porta e vidi il libero. Mi guardava anche lui. Dalla direzione che aveva preso dovevo capire che,, per usare un eufemismo, si stava "disinteressando della palla", ma non feci in tempo.

Quello che mi ricordo è un colpo. Un colpo che però non arrivò in un punto preciso. Mi trovai solo in terra, accartocciato in posizione fetale, sull’erba umida e fangosa. In un attimo mi trovai incellophanato e imballato pronto per essere riportato a casa direttamente nella borsa. Alla sera il ricordo del gol era svanito. Non quello della "lezione" presa.

Mi addormentai a fatica e una volta sprofondato nei sogni mi venne a trovare un incubo.

Rivedevo quella palla che arrivava e il ghigno del libero che mi seguiva. Poi il big bang, l’armageddon. Come un pugno, una gomitata e un colpo preso con un piede di porco tutti insieme. Nell’incubo vedevo casa mia. Il campanello che suonava. Mia madre che apriva e un sorridente fattorino con la faccia del libero.

In mano aveva uno di quei contenitori gialli che si trovano negli ovini Kinder solo che era alto quasi un metro e largo una sessantina di centimetri. Lo teneva in braccio senza fare fatica. Nei pochi secondi di imbarazzo nei quali mia madre lo guardò con sguardo interrogativo, il fattorino/libero sorrideva come un angioletto, poi parlò:

"Qui dentro signora c’è suo figlio. Per rimetterlo insieme basta seguire le istruzioni. Buona giornata!"


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PT
commento del 05/02/2009 alle 15:50

Gli verserò i diritti... Ma lo faccio volentieri visto che lo considero lo stopper più forte del mondo!!!!!!!!!!!!!
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meno
commento del 05/02/2009 alle 13:22

Bellissimo capitolo Tama!!! ... cmq è Zanni tutta la vita!!!
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Bigio
commento del 02/02/2009 alle 22:15

naomi e' il re del trivino..........
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Jack (92-Allievi Regionali PieveCella)
commento del 27/01/2009 alle 21:38

Complimenti!!! Questo libro è veramente bellissimo, in tutti i suoi capitoli, anche se questo dello "Stopper" li batte tutti: leggendolo mi sono divertito tantissimo!!! Poi è scritto con un linguaggio semplice e rispecchia in ogni minimo dettaglio la verità. Complimenti ancora!!!
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niro
commento del 27/01/2009 alle 12:24

Mister Crotti a un ventenne Nironi nel prepartita: "Dopo 5 minuti a Incerti voglio che gli togli una marcia...". Lì.
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Jimmy
commento del 26/01/2009 alle 10:24

Spettacolo.
Dovremmo farlo leggere a Materazzi...

Io ho fatto un pó di apparizioni da stopper, e SEMPRE, il consiglio del mister era "FREGATENE DELLA PALLA. TU PENSA A LUI. E SE É PIÙ FORTE DI TE, beh, FERMALO.

FERMALO"

a volte mi sono sentito come il tipo della squadra di cobra della semifinale di Karate Kid...

ma non essendo cattivo sono poi passato a Terzino e poi puntero.. :D
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mister farri
commento del 25/01/2009 alle 18:51

........ Ricordo gli anni dei campionati AMATORI con Adelmo mister e libero della squadra, nel discorsetto prima della partita era immancabile la frase: " O RAGAS QUAND SEITRA SULL'AVVERSARI BISOGNA COLPIR SOTA' AL SNOC MA PERO' BISOGNA COLPIR FORT MA FORT DABOUN" il tutto mimato con la mano a coltello che indicava la zona della gamba tra la fine del calzettone e il ginocchio.............
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maicol
commento del 24/01/2009 alle 14:38

beh che dire del grande max ferrari...mi ricordo che quando lo andavo a vedere veniva sempre ammonito x delle entrate incredibili!o sulla caviglia o sul ginocchio! x me rimarrà sempre il numero 1 degli stopper
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KLINKIO
commento del 24/01/2009 alle 08:38

per lo stopper farri:
la prima parte della descrizione ti si addice proprio ; ugualeeeeeeee!!!!!!
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CICO
commento del 23/01/2009 alle 18:59

Grande Max tu eri davvero il numero uno in questo genere d cose....
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Max Ferrari detto "psyco"
commento del 23/01/2009 alle 18:23

confermo tutto. questo per me è vangelo.
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MAH...
commento del 23/01/2009 alle 17:45

Ma si l'idea è buona, divertente, a volte qualcuno si può rispecchiare ma il capitolo migliore forse è il prologo. Comunque meglio questo di quello del portiere e del terzino
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PRES/DS MOLA
commento del 23/01/2009 alle 16:19

Che spettacolo,questo libro farebbe veramente un grande successo.Il nostro marcatore è il mitico Corghi,e quest'anno lo rivedo propio nella descrizione!!!!!!!!!!!P.S. Però fà il tassista!
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