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- UN CALCIATORE-YOUTUBER. INTERVISTA AD ANDREA MASETTI
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UN CALCIATORE-YOUTUBER. INTERVISTA AD ANDREA MASETTI
”All’interno dei miei video cerco di trasmettere qualcosa e di raccontare la mia vita da atleta”. Intervista realizzata da Ilterzotempo.net
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Generica - 19/11/2024
Intervista di Cristiano Cavallaro.
Quasi 60 presenze in Serie C alle spalle, oggi gioca in D con il Gozzano: Andrea Masetti è un calciatore che, nonostante i soli 26 anni, ha già fatto tanta strada. Cresciuto nel vivaio del Sassuolo, con cui ha vinto il torneo di Viareggio – realizzando due assist in finale, uno dei quali a Scamacca -, è presto sbarcato tra i grandi. Dopo le esperienze a Fano e a Pontedera, fondamentali per farsi le ossa, è infatti approdato alla Pro Patria, dove ha avuto come compagno di squadra Federico Gatti – “Mangiava il campo e gli avversari”, ci ha raccontato in questa intervista -. In seguito ad un periodo molto positivo al Nardò, inoltre, è passato al Levico Terme, dove ha intrapreso un progetto davvero interessante, aprendo il suo canale YouTube. Su questa piattaforma racconta tuttora la sua vita da atleta, condividendo le avventure più interessanti che gli capitano da calciatore, come, per esempio, l’amichevole giocata contro il Bologna, ai tempi del Lentigione. Lo scopo del suo hobby non si limita soltanto a ciò, però, poiché cerca sempre di trasmettere qualcosa a tutti i ragazzi che lo guardano.
Partiamo dal Sassuolo: avete vinto il torneo di Viareggio e vi siete imposti in ogni partita ai calci di rigore. Che emozione hai provato?
“L’emozione di vincere il Viareggio è stata fantastica, più che altro per il percorso che abbiamo avuto. Abbiamo sconfitto Fiorentina, Inter, Torino ed Empoli, che hanno tuttora le migliori primavere d’Italia. Abbiamo vinto appunto sempre ai rigori, quindi erano partite tiratissime. Mi ricordo che contro la Viola è dovuto andare dagli undici metri anche il nostro portiere, dopo aver parato il penalty dell’altro estremo difensore, tra l’altro. È stato un cammino veramente spettacolare. È un bel torneo e vincerlo è stato fantastico principalmente per questa ragione. Ci siamo divertiti tantissimo proprio per via di questo percorso”.
Tra l’altro, in finale hai fatto due assist, uno dei quali a Scamacca. Vedendo dov’è arrivato oggi, come ti senti quando ripensi a quell’ultima partita del Viareggio? Quali sono i tanti altri campioni con cui hai giocato in neroverde?
“In realtà, il primo assist, che ho fatto di destro, era più un rilancio lungo: è stato bravo Adjapong a segnare. Il cross a Scamacca, invece, l’avevo fatto uguale identico anche ai quarti di finale, contro la Fiorentina. Quando hai uno come lui davanti, la butti in mezzo, lui va in cielo e fa gol. È stato un bel traversone, però tanto merito è suo, che ha realizzato una rete incredibile. Si vedeva già che sarebbe diventato un campione, perché aveva qualità fisiche fuori dal normale. Così come Erlic, Ravanelli, Pierini e non solo: tutti i ragazzi con cui ho fatto la trafila avevano doti tecniche e fisiche incredibili. Non mi stupisce il fatto che siano arrivati così in alto, perché erano tutti già fortissimi all’epoca. Batto soltanto le mani, perché sono migliorati sempre più nel tempo”.
In un’amichevole, hai avuto uno spezzone contro il Guangzhou, squadra guidata da Cannavaro. Parlaci un po’ dei grandi calciatori che erano in campo con il Sassuolo in quel match.
“Era una squadra fortissima, tant’è che raggiunse poi l’Europa League. C’erano Berardi, Politano, Defrel, Matri, Pellegrini, Duncan, Magnanelli, Vrsaljko, Peluso, Cannavaro (fratello del campione del mondo, ndr)… Era una rosa folle, veramente fortissima. Io sono entrato nel secondo tempo – non ricordo nemmeno quanti minuti ho giocato – e non ho fatto un granché. Già solo mettere la maglietta con il nome e con la patch con scritto “Serie A” – anche se era un’amichevole -, però, è stata un’emozione incredibile. Anche condividere lo spogliatoio, quando avevo la fortuna di andare a fare gli allenamenti con la prima squadra, è una delle diverse cose che mi sono rimaste impresse, perché vedi un mondo che è professionismo allo stato puro. Tutto è perfetto, ci sono un sacco di persone, uno staff gigante, mille macchinari, palestre… è tutto bellissimo. E poter essere lì dentro, dopo aver sognato tutto ciò, allenandoti con calciatori che vedevi soltanto alla televisione, è bellissimo. Mi “accontento” di aver condiviso quell’ambiente con i grandi campioni di quel Sassuolo”.
Sei poi stato al Fano: come si vive il passaggio dalla primavera di una società di massima categoria alla Serie C?
“Dalla primavera alla Serie C c’è un gran divario, secondo me. In primavera, quando la facevo io, non c’erano retrocessioni o promozioni, ma solamente la vittoria del campionato. Non ti aiuta mentalmente per quando arrivi poi a fare il salto nelle squadre dei grandi, dove devi vincere alla domenica per raggiungere l’obiettivo prefissato a inizio anno, che è l’unica cosa che conta. Quando passi da compagni da 18 anni, che vanno alle superiori come te, a gente di 35 con 200 partite in Serie C e cresce una famiglia con lo stipendio, non ti puoi permettere di sottovalutare niente. Si gioca su tutto: sui dettagli e soprattutto la domenica diventa l’unica cosa importante. E prima fai lo scattino nella testa, pensando che da quel momento è diventato un lavoro a tutti gli effetti e devi guadagnare le vittorie e i punti per raggiungere le vittorie e gli obiettivi – così da guadagnare ancora di più il prossimo anno -, meglio ti integri in questi spogliatoi, dove non puoi pensare come facevi in primavera”.
Un’altra esperienza molto importante che hai avuto è stata quella con la Pro Patria, dove hai trovato per la prima volta tanta continuità in C. Quanto è stata costruttiva per te?
“Sia la seconda parte della stagione che l’anno alla Pro Patria sono stati gli anni che mi hanno lanciato con continuità. È stato molto formativo, sia perché avevo un mister come Javorcic, che ha vinto, ha fatto il vice allenatore in Serie A e mi ha dato tanto, sia perché avevo cominciato a capire come andava il campionato di C. Dopo l’esperienza alla Pro Patria, dove avevo fatto bene, per scelte a mercato in corso, non sono rimasto e non ho più trovato molto spazio, dunque sono sceso in D. In ogni caso, però, l’esperienza in Lombardia, grazie al gruppo, all’ambiente e ai risultati in campo, me la ricordo con molto piacere”.
Dopo un periodo da svincolato, tra l’altro, sei rientrato proprio alla Pro Patria, dove hai giocato con Gatti.
“Si vedeva che non c’entrava niente con la Serie C. Aveva qualità e fame: mangiava il campo e gli avversari. Io ero convinto che sarebbe arrivato nel calcio vero, quindi in Serie A e in Champions League, oltre che nel giro della Nazionale, ma non pensavo che avrebbe raggiunto certi traguardi con questa rapidità. È stato velocissimo a fare i salti di categoria. Devo solo dire ‘bravo’ a lui, perché in pochissimo tempo ha scalato tutte le categorie – ero comunque sicuro che, con il passare del tempo, sarebbe arrivato in alto -”.
Sei poi passato al Nardò: quanto è stato duro questo capitolo della carriera, per te, vista la distanza da casa?
“In realtà non è stato duro, perché io penso di essere predisposto a stare lontano da casa. È chiaro che mi manchino le persone che ho a casa mentre sono via, però sto bene anche in altri posti e mi piace esplorare. L’esperienza di Nardò, quindi, l’ho presa molto volentieri. Ero carico e sono andato dall’altra parte dell’Italia, ma non ho mai sentito la lontananza: mi sono sempre sentito benvoluto da quella piazza. Ricordo quella gente con affetto, perché mi ha lasciato qualcosa e sono ancora in contatto con molte persone di lì. Questo ti fa capire la gente che c’era e che io non faccio fatica, fortunatamente, a stare lontano da casa”.
Ti sei poi trasferito al Levico Terme. Qui hai intrapreso un progetto molto importante, ovvero il tuo canale YouTube. Com’è nata quest’idea? Quanta creatività serve per realizzare i video? Come fai a dedicarti sia al calcio che a questa attività?
“Dedicarsi sia al calcio che al canale è facile, perché, alla fine, l’unica cosa che faccio è occupare del tempo che ho libero – quando non mi alleno – in questo hobby che ho, che mi piace e diverte, ovvero mettermi al computer e editare un po’ i video. Ho imparato tante cose e quindi ogni volta che faccio video è una scoperta, perché scopro sempre cose nuove. Riesco a gestirlo, poi è ovvio che dietro ci sia una produzione impegnativa, dunque non sempre riesco a postare con continuità o comunque non come vorrei – faccio tutto da solo, quindi non è facile -. L’idea mi è venuta perché io guardo tanto YouTube, ascolto molte persone e seguo tantissimi canali. Vedevo tanta gente che raccontava il dietro le quinte della sua vita da atleta, ma ancora nessuno lo faceva nel calcio. Spinto anche dalla curiosità che muove la gente, che guarda molto le serie come All or Nothing e che vuole sapere cosa accade nella vita dei calciatori, ho detto:”Perché non provare a raccontare la mia vita da sportivo, nel mio piccolo, cercando di portare qualcosa?” Quello che provo a fare, dunque, è cercare di trasmettere qualcosa all’interno dei miei video e raccontare quello che vivo. Mi rende felice sapere che la gente apprezzi i miei contenuti, quindi lo faccio principalmente per questo”.
Sei stato recentemente al Lentigione. Hai giocato in difesa con Valerio Nava, arrivato persino in Serie B. Abbiamo avuto il piacere di intervistare sia lui che Alessandro Pari, altro tuo ex compagno di squadra, e dobbiamo dire che sono stati entrambi davvero disponibili. Come ti sei trovato in gialloblù? Che potenzialità ha questa squadra, che ha perso finora soltanto contro l’Imolese?
“Ha un grande potenziale, perché ho sempre pensato che fosse una squadra forte e i risultati lo stanno dimostrando. Ha tanti ragazzi bravissimi, come Valerio Nava, il capitano: quest’anno si è rotto il ginocchio purtroppo, ma è davvero forte. Anche Alessandro Pari ha avuto qualche infortunio, ma sta prendendo continuità e sono felice per lui, perché se lo merita. Ha tanti atleti fantastici, anche dal punto di vista umano, che hanno voglia di lavorare. Io, quindi, penso che possano riuscire a prendersi tante soddisfazioni”.
Avete giocato, tra l’altro, un’amichevole contro il Bologna.
“È stato un po’ come tornare ai momenti in cui mi allenavo con la prima squadra – mi è capitato qualche volta col Sassuolo -. Erano vestiti da allenamento, in un centro sportivo bello, quindi mi ha ricordato un po’ quando facevamo le amichevoli con la primavera neroverde, contro la prima squadra. È un’emozione bellissima sfidare quei campioni e vedere come te la cavi contro di loro. Come detto, il centro sportivo era spettacolare, così come il campo: è solo divertimento, per noi, giocare contro di loro. È stata, quindi, un’esperienza, nel vero senso della parola, perché è stato molto bello”.
C’è un giocatore del Bologna che ti ha particolarmente impressionato?
“La fame di Castro e Orsolini. Diversi giocatori erano impegnati con le nazionali, però Orsolini è fortissimo, mentre Castro è un giovane interessantissimo che, secondo me, per la grinta che mette in campo appunto, arriverà lontano”.
Adesso sei al Gozzano: quali aspettative hai per questo nuovo capitolo della tua carriera?
“L’aspettativa è quella di fare un bel campionato, perché è ancora presto e c’è ancora tempo. Siamo una squadra forte, secondo me, e spero che potremo mostrarlo sul campo, cosa che magari ci è mancata inizialmente. Abbiamo valori, dunque, alla lunga, riusciremo a tirarli fuori. Il nostro obiettivo è riuscire a tirare fuori il 100%, anche perché questa squadra è davvero forte”.
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